Nel presente articolo analizziamo la pratica di opposizione ad un decreto ingiuntivo in materia bancaria portata avanti per Marianna, che in passato avevano prestato una garanzia
(fideiussione Bancaria) per un debito chirografario contratto dall’ex marito.
L’ex marito di Marianna, nel corso del tempo, aveva accumulato un debito nei confronti della
Banca pari ad €.70.000 circa, dovuto per il mancato pagamento delle rate del predetto mutuo.
Dopo alcuni anni, il credito viene ceduto e il nuovo creditore si rivolge con un DECRETO
INGIUNTIVO sia al debitore principale che alla garante chiedendo di saldare il debito.
Nel frattempo, tuttavia, i rapporti tra gli ex coniugi si erano interrotti e le condizioni
economiche peggiorate.
La strategia difensiva utilizzata
Quando Marianna si è rivolta allo studio non aveva alcun documento se non il decreto
ingiuntivo notificato.
Il primo passo effettuato, a seguito dell’accettazione dell’incarico, è stato quello di richiedere
tutta la documentazione depositata nel fascicolo monitorio. (contratti, estratti conto, comunicazioni di cessione ecc.). Parallelamente sono partite le ulteriori richieste di integrazione documentale stragiudiziale.
Ricevuta la documentazione, abbiamo analizzato tutti i contratti, verificato una serie di
anomalie e violazioni sulla base delle quali è stata redatta una perizia econometrica da portare a supporto dell’opposizione a decreto ingiuntivo successivamente notificata.
Dunque con l’OPPOSIZIONE A DECRETO INGIUNTIVO abbiamo sia contestato la
somma ingiunta che la validità del contratto di fideiussione, dilatando i tempi dell’eventuale
recupero del presunto credito.
La proposta di Saldo e Stralcio del credito portato dal decreto ingiuntivo
A ridosso della prima udienza, fissata a sei mesi di distanza dalla notifica del decreto ingiuntivo, la stessa controparte prende contatti con lo studio per valutare un percorso transattivo della lite in essere.
In una qualsiasi trattativa è necessario trovare il punto di equilibrio, cioè quel punto che
consente ad entrambe le parti di uscire vincitrici dalla transazione. Il problema è che
presentando un’offerta troppo alta non si potrebbe tornare indietro offrendo di meno un
secondo momento; presentando invece una offerta troppo bassa si rischia di innervosire il
creditore, facendo saltare la trattativa.
Tornando al nostro caso, decidiamo di puntare su una proposta mediana tra diverse parti in
causa senza “tirare troppo la corda”, dunque offriamo il pagamento, comprensivo di spese di
giudizio, di €.15.000 dilazionati in 6 rate, che viene così accettata dalla controparte.